Giovedì santo in parrocchia

Pubblicato giorno 30 marzo 2018 - Vita della Comunità

Le celebrazioni del Giovedì santo sono occasione per ripensare il mistero della chiesa, la sua natura, e la essenza del servizio proprio del ministero sacerdotale. Ne diamo di seguito alcune note.

Ultima cenaCristo sacerdote istituisce il sacramento dell’amore

L’istituzione dell’Eucaristia è certamente l’aspetto più evidente della celebrazione odierna. Ma ci sono altri due aspetti dei mistero di questo giorno: l’istituzione del sacerdozio ministeriale e il servizio fraterno della carità. Sacerdozio e carità creano la comunione fraterna e indicano nel dono di sé e nel servizio il cammino della Chiesa.

Gesù lava i piedi ai suoi: è un gesto di amore

Giovanni richiama l’attenzione sul gesto di Gesù che lava i piedi ai suoi e lascia, come suo testamento di parola e di esempio, di fare altrettanto tra i fratelli. Non comanda di ripetere un rito, ma di fare come lui, cioè di rifare in ogni tempo e in ogni comunità gesti di servizio vicendevole attraverso i quali sia reso presente l’amore di Cristo per i suoi. Ogni gesto di amore è «sacramento», cioè visibilizzazione, incarnazione dell’unica realtà: l’amore del Padre in Cristo, l’amore in Cristo dei credenti.

Tintoretto_Lavanda dei piedi

 

Gesù dà se stesso in cibo: è il sacramento dell’amore

Il Giovedì santo pone al centro della memoria ecclesiale il segno dell’amore gratuito, totale e definitivo: Gesù è l’Agnello pasquale che porta a compimento il progetto di liberazione iniziato nel primo esodo; il suo donarsi nella morte è l’inizio di una presenza nuova e permanente. Partecipare consapevolmente all’Eucaristia implica avere per il corpo ecclesiale di Cristo quel rispetto che si porta al suo corpo eucaristico. La presenza reale del Signore morto e risuscitato nel pane e nel vino su cui si pronuncia l’azione di grazie si estende alla persona dei fratelli, specialmente dei più poveri. Chi dunque fa discriminazioni, chi disprezza gli altri, chi mantiene le divisioni nella comunità «non riconosce il corpo del Signore». La sua non è più la Cena dei Signore, ma un rito vuoto che segna la sua condanna.

Il sacerdozio nasce dall’Eucaristia: è il dono per l’unità

All’interno della comunità, i rapporti reciproci sono valutati in chiave di servizio e non di potere, e trovano la loro più perfetta espressione nel momento dell’azione eucaristica.

Il Concilio Vaticano II afferma: «I Presbiteri sono consacrati per predicare il vangelo, pascere i fedeli e celebrare il culto divino, quali veri sacerdoti dei Nuovo Testamento… Esercitando, secondo la loro parte di autorità, l’ufficio di Cristo Pastore e Capo, raccolgono la famiglia di Dio, quale insieme di fratelli animati da un solo spirito, e per mezzo di Cristo nello Spirito li portano al Padre… » (LG 28) Cristo e il suo mistero vive e perdura nella Chiesa; la Chiesa non fa altro che rendere attuale questo mistero di salvezza mediante la Parola, il Sacrificio, i Sacramenti, mentre riceve in sé per la forza dello Spirito Santo, la vita del suo Signore da testimoniare nel mondo”.

Nella nostra parrocchia, si è celebrata, presieduta dal parroco, P. Renato, la messa nella “Cena del Signore” con la lavanda dei piedi a dei laici, a due seminaristi maristi in questi giorni tra noi, e a P. Peter. Alla fine della celebrazione, il Santissimo è stato portato nella casa dei padri, nell’altare della reposizione: diverse persone si sono fermate in adorazione fino quasi mezzanotte. L’adorazione potrà continuare anche domani, Venerdì santo, fino alla solenne azione liturgica nella passione del Signore Gesù.ultima-cena_sant-angelo in formis

Puoi vedere le immagini della celebrazione nella sezione Fotografie: 2018 03 29 Giovedì santo