È questa l’antica miracolosa immagine che, secondo la tradizione, liberò Pratola dalla terribile pestilenza del 1500.
Era collocata originariamente nella Chiesetta di Santa Maria della Torre, distrutta dal terremoto del 1456 e, dopo il suo ritrovamento, fu collocata sopra l’altare maggiore della Chiesa costruita proprio per accoglierla, situata al centro dell’attuale Piazza Madonna della Libera.
Dopo l’edificazione dell’odierno Santuario (1860), è stata posizionata su questo altare, sebbene ridipinta con l’aggiunta di simboli e angeli secondo il gusto dell’epoca. Soltanto nel 1952, come è ricordato nella scritta dipinta in calce, fu restituita nella sua integrità alla vista dei fedeli dalle cure di Enrico Vivio, restauratore dell’allora Soprintendenza alle Belle Arti dell’Aquila.
La Madonna campeggia su tutta la superficie: è in piedi, con il manto sollevato da due angeli, che protegge i suoi fedeli inginocchiati e in preghiera, le donne da una parte e gli uomini dall’altra. Tra questi ultimi, è ben visibile un Pontefice, probabilmente Celestino V, nell’atto di offrire alla Madonna il modellino di Santa Maria della Torre, la chiesetta di provenienza del dipinto.
Iconograficamente rappresenta la Madonna del Popolo o della Misericordia, dal volto dolce e sereno e le mani giunte. Questa devozione, introdotta e diffusa in Italia dai monaci Cistercensi a partire dal sec. XIII, era legata a quei sentimenti propri della pietà popolare, sempre condizionata in quei secoli difficili dalla minaccia di epidemie e carestie.
Artisticamente discende da modelli umbro-toscani, senza tralasciare l’esperienza marchigiana. Purtroppo non sappiamo nulla dell’autore.
In concomitanza con il restauro dell’affresco monocromo sovrastante l’altare di Sant’Antonio da Padova (2001), è stato eseguito anche il consolidamento di pronto intervento di questo dipinto.