Preceduti dai canti dei cori maschili e femminili, accompagnati dalle note festose della banda cittadina, sono entrati in un Santuario, pieno all’inverosimile, i pellegrini di Gioia dei Marsi. Era la sera del venerdì che precede la festa della Madonna della Libera, e che quest’anno cadeva il 1° maggio. A loro si erano uniti anche molti pratolani, desiderosi di condividere almeno una volta questa forte esperienza.
Il pellegrinaggio era partito di mattina presto, dopo la celebrazione della Santa Messa, dal paese della Marsica e si è snodato lungo i 40 chilometri e più, fino all’arrivo a Pratola Peligna. Un cammino affrontato con pazienza, fatica e fierezza, chi per chiedere una grazia, chi per antica consuetudine, chi subentrando a dare continuità a una forte manifestazione di religiosità di popolo.
Come tradizione, i pellegrini hanno percorso la navata del Santuario in ginocchio, per arrivare fino all’altare maggiore, a baciare il monogramma mariano intarsiato in marmo, sotto la mensa. E si sono succeduti più di trecento fedeli, ognuno con un volto, una storia, una domanda.
Commovente l’arrivo della donna più anziana della Compagnia, e anche quello del veterano dei pellegrini, risollevatosi dopo una caduta. I giovanissimi si sono avvicinati all’altare con la gioia sul volto, per aver fatto “una cosa da grandi”. I giovani portando le speranze della loro età, gli adulti e gli anziani con il carico delle preoccupazioni e delle attese.
E durante tutto il tempo del procedere in ginocchio lungo la navate, non ha cessato il canto di invocazione alla Vergine.
Una volta terminato l’omaggio religioso, i pellegrini sono stati rifocillati a cura del Comitato festeggiamenti, sotto una grossa tenda allestita nel campo della Parrocchia. E hanno potuto riposarsi dormendo alla “Casa del Pellegrino”, in attesa di continuare la loro permanenza religiosa a Pratola.