Novena dell’Immacolata 2018 – V sera

Pubblicato giorno 3 dicembre 2018 - Vita della Comunità

Lunedì 3 dicembre 2018, ad animare la celebrazione della quinta sera della Novena dell’Immacolata è stata la Arciconfraternita della Santissima trinità.

I testi che sono stati proclamati, per la meditazione, sono quelli di seguito riportati.

Dal libro dei Proverbi (4, 1-4)

Ascoltate, o figli, l’istruzione di un padre e fate attenzione a sviluppare l’intelligenza, poiché io vi do una buona dottrina; non abbandonate il mio insegnamento. Anch’io sono stato un figlio per mio padre, tenero e caro agli occhi di mia madre. Egli mi istruiva e mi diceva: “Il tuo cuore ritenga le mie parole; custodisci i miei precetti e vivrai”.

Dal Vangelo secondo Giovanni
I
n quel tempo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà».
Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le giare» ; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono.
E come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono».
Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

Presentazione dell’iconografia

TenerezzaL’appellativo Madonna della Tenerezza deriva dal fatto che il bambino Gesù e Sua Madre sono guancia a guancia, in atteggiamento di grande tenerezza e intimità.

L’icona che presentiamo si trova nella città di Vladimir, vicino Mosca. Davanti a lei venivano consacrati i patriarchi ed incoronati gli Zar. È l’icona più conosciuta nel mondo cristiano. San Giovanni XXIII la proclamò simbolo e patrona dell’unità delle Chiese. La contemplazione, ci grida l’icona,  è un abbraccio, è vivere di un abbraccio: l’abbraccio tra il cielo e la terra. L’abbraccio di un Dio che è Comunione d’Amore. Ma osserviamo bene l’icona… Chi è che ha l’iniziativa, chi è che veramente abbraccia? È Dio, è Lui che ci abbraccia. È Lui, che nel Figlio Gesù, si stacca dal cielo dorato per posarsi gratuitamente sul petto di Maria. È Lui che allunga con passione amorosa la sua guancia verso di lei, trasmettendole tutto il suo splendore. È Lui che con quella manina sinistra sproporzionatamente, volutamente troppo lunga, avvolge tutto il collo della Madre. È Lui che poggia lievemente la manina destra sul cuore di Maria per renderla capace di amare del suo Amore. E Maria? Che fa Maria? Maria si lascia avvolgere da questa Comunione d’Amore. Maria si lascia abbracciare da questo tenero amore di Figlio. Reclinando il capo sul Bambino si abbandona tutta a questo suo Amore. Quanto è diverso questo suo abbraccio dai nostri abbracci, dai nostri amori che sono tanto possessivi ed esclusivi! Maria con la mano sinistra accenna delicatamente a Lui come per dirci:” È Lui l’Amore, è Lui il mio tutto, il mio Signore”.

Nell’omelia, Padre Agostino ha commentato ampiamente la icona, e leggendo la preghiera di San Bernardo dal Canto XXXIII della Divina Commedia, ha messo in evidenza il ruolo di intercessione di Maria, come il Vangelo delle nozze di Cana aveva appena ricordato, in cui, attenta a quello che sta accadendo, precede il bisogno dello sposo, sollecitando un intervento del Figlio, che cambia l’acqua in vino. Segno di consolazione e di sicura speranza per ciascuno di noi.