“Sabato della Misericordia”: quarto incontro

Pubblicato giorno 27 aprile 2016 - Vita della Comunità

Il 9 aprile 2016 è stato celebrato il IV incontro dei “Sabato della Misericordia”, che aveva come tema “Visitare i carcerati”.

Tra i Padri che lavorano in parrocchia, ce n’è uno che è cappellano del carcere di Sulmona, Padre Sante. Chi meglio di lui poteva svolgere questo argomento? A lui dunque la presidenza  della celebrazione, che, nella scelta delle letture, ha evidenziato come le carceri non siano solo quelle con le sbarre, ma che ognuno di noi soffre di tante “reclusioni”, che gli impediscono di vivere liberamente la grande vocazione di figlio di Dio.

Durante l’incontro di preghiera, è stata letta la testimonianza di un detenuto. Di seguito alcuni passaggi tra i più significativi:

Nella mia infanzia e adolescenza scorgo violenza, prepotenza e lotte di rivalità vendicativa. Gli adulti imponevano ordini senza spiegazioni e i ferrei ricatti costituivano la base del loro insegnamento. Io vivevo e crescevo lì elogiato per le avventure, le astuzie e le bravure di coraggio nei vari episodi né mai mi passò per la mente che provocavo il male a me stesso e agli altri. Ignoravo ogni altra alternativa. Era un modo per vivere o, in alcuni casi, sopravvivere.

Un giorno, non so come né perché, mi capitò il peggio. Sono, così, finito in carcere e ancora vado espiando quello che nella mia vita di adolescente, ho fatto. Il carcere mi faceva perdere la ragione e l’odio e il rancore e la desolante impressione che solo i poveri sono perseguitati e puniti erano i pensieri che, straziandomi, non mi davano tregua.

Circa tre anni fa mi trasferirono al carcere di Sulmona. La mia mente era ancora trascinata dalla tempesta dei miei pensieri d’ingiustizia e di rabbia. Avevo tanto bisogno di essere ascoltato, avevo necessità di aiuto e di confrontarmi.

I compagni di reclusione mi parlavano del cappellano incuriosendomi a tal punto da decidermi ad andare a Messa, se non altro per vederlo e farmene un’idea. Da quel giorno non smisi più d’incontrarlo. Da quel giorno la mia vita ha preso una svolta fondamentale. L’inizio e il giorno più bello della mia vita è stato quando P. Sante mi ha fatto capire che io non ero dimenticato da Dio. Che da sempre mi aspettava. Che ci voleva il carcere perché capissi il vero valore della vita. Che Dio mi perdona tutto se veramente pentito e col proposito di non farlo più.

Quel giorno mi confessai. Ricevetti l’assoluzione e il perdono. Da quel momento entrò in me la pace, la serenità e col passare del tempo, fino ad oggi, mi sento libero sebbene incarcerato.