Un gruppo di Suore francescane missionarie di Gesù Bambino in visita al nostro Santuario

Pubblicato giorno 29 giugno 2016 - Vita della Comunità

Incontriamo in una calda serata di estate, un gruppo di suore che sono venute a visitare il santuario della Madonna della Libera e hanno trascorso un pomeriggio ammirando la Chiesa, ascoltando le informazioni date dal parroco padre Renato sulla origine della devozione e sulla costruzione del Santuario, e potendo ammirare l’opera cara a molti pellegrini, soprattutto a molti pratolani: il manto della vergine Maria, che fa bella mostra di sé in una teca accanto alla statua processionale della Madonna, manto confezionato dalle mani stesse di Barbara Micarelli, la fondatrice delle Suore Missionarie Francescane di Gesù Bambino, che ha trascorso la sua vita nella valle peligna,

La visita al Santuario

La visita al Santuario

Parliamo con le suore e le novizie e chiediamo il motivo di questa visita e anche due parole di spiegazione del carisma della congregazione.

Siamo un piccolo gruppo in formazione – ci dice suor Rosa, di origine spagnola – e io sono la responsabile. Siamo qui con quattro giovani che sono in cammino di preparazione alla vita consacrata. Siamo venute qui per riscoprire le radici della nostra fondatrice Barbara Micarelli, che ha vissuto il primo periodo della sua vita in questa valle, prima di andare a Santa Maria degli angeli. In questo tempo in cui loro stanno conoscendo la fondatrice sono venute a conoscere i luoghi della sua formazione, a percorrere le stesse orme che lei ha percorso.

Guardando alla storia e alla spiritualità della congregazione, mi preme sottolineare che siamo nate a Natale, ecco l’origine del nome: suore francescane di Gesù bambino. Seguiamo e viviamo il Vangelo come San Francesco e nella particolare forma di Gesù fatto uomo, con una esistenza segnata dalla minorità e dalla povertà. Nella chiesa noi cerchiamo di vivere questa minorità nello spirito francescano: promozione, educazione e formazione della persona. Anche oggi nelle forme cambiate ci prendiamo cura dell’educazione e della promozione della persona, nella dimensione francescana di fraternità di condivisione. Cerchiamo di servire conservando queste due caratteristiche:  l’umiltà della incarnazione e la carità della passione.

Come è la situazione delle vocazioni, chiediamo. Abbiamo un momento non facile, continua suor Rosa, come tante congregazioni religiose soprattutto in Europa e in Occidente: diminuzione delle vocazioni e venir meno delle opere tradizionali. Dentro a questo ci sono dei piccoli segni di cambiamento. Stiamo in un passaggio, una trasformazione. Il fatto che ci siano giovani con noi dice che il carisma continua a essere attrattivo per le persone di oggi: la promozione e il servizio alla gente con altre modalità.

Proprio alle giovani in formazione, che sono venute a conoscere i luoghi in cui è vissuta la loro fondatrice, chiediamo cosa è stato attrattivo per loro per entrare in questa Congregazione.

Francesca, da Campobasso, ci racconta di aver conosciuto le suore sin da bambina. Adesso conosco di più la congregazione, precisa: prendersi cura delle persone più povere e bisognose, e l’attenzione all’educazione. Questo a me piace tanto.

Alessia, che viene da Napoli, dice che quello che l’ha entusiasmata all’inizio era la fraternità e la bellezza dello stare insieme e sentirsi a casa, in famiglia, accolta come figlia e sorella: questo l’ha spinta a desiderare di essere parte di questa famiglia, e anche per il futuro, di continuare essere parte di questa famiglia.

Un’altra novizia, che viene da Prato, Giulia, ci dice: “Quello che mi ha attratta è stata la semplicità e l’amore per Gesù. Vedendo poi come lo vivevano le suore, ho pensato che potevo anch’io fare come facevano loro”.

Giulia, novizia che viene da Verona confessa che il fatto di sentirsi accolta e amata dal Signore attraverso sorelle, l’ha spinta ad entrare in questa congregazione. “Quando l’altro diventa tramite del volto di Dio, allora scatta qualcosa”.

Continuando a parlare con le novizie, ci incuriosisce sapere cosa hanno lasciato e cosa hanno trovato. “Ho lasciato casa, lavoro, amici, ma ho trovato un’altra famiglia e una nuova vita, con tanta luce, tanta speranza e tanta gioia”. “Un lavoro che mi piaceva – risponde un’altra: facevo l’ostetrica. E ancora gli amici e una famiglia. Ho trovato quello che avevo intuito: questo amore, questa accoglienza, questo sapere che l’Altro ti amava come sei e puoi essere te stessa perché l’Altro ti ama come sei”.

Un’altra ancora ci dice: “Ho lasciato la quotidianità: il lavoro, la facoltà di scienze dell’educazione all’università, il lavoro in un negozio di famiglia. Ho lasciato tanti amici cui ero legata, e la mia famiglia. Il distacco è stato importante, ma ho trovato una famiglia ancora più grande, e me stessa: il Signore ha riempito ancora di più la mia quotidianità e il desiderio di fare famiglia. E il desiderio che ho nel cuore è quello di fare ancor più famiglia.

L’ultima delle novizie ci dice di aver lasciato l’amore per la ricerca scientifica fatta in Inghilterra. Ma -aggiunge- ho seguito la ricerca del cuore e ho trovato la semplicità e la bellezza che nutrono il cuore.

Quanto ai desideri più profondi del cuore, ci dicono che è sentirsi amati da Gesù e amarlo; lasciare che ami tutto di te; essere pienamente me stessa ma per qualcun altro: questo ha un senso per me.

E le suore adulte, cosa hanno lasciato e cosa hanno trovato? “La terra, le tradizioni belle, la famiglia – dice suor Rosa, la maestra delle novizie. Ho trovato però un’altra terra e la bellezza di seguire il Signore dentro una famiglia tra sorelle. E ho trovato la bellezza di appartenere a Lui: essere sua.

Un’altra sorella, anziana, suor Luisa Angela, dice che l’ha sostenuta il Signore in tutti questi anni: le difficoltà ci sono in ogni situazione di vita. Sono stata molto contenta: ringrazio il Signore per la vita, la vocazione, e le sofferenze; di tutto dico: grazie Gesù.

Ho lasciato la famiglia, ci dice un’altra suora. C’erano altre sorelle suore. Dopo 71 anni di vita religiosa posso dire che sono sempre stata felice della mia scelta anche se ci sono state delle difficoltà, e vedere delle novizie che si avvicinano mi dà molta felicità. Siamo chiamati non tanto a fare delle cose, ma a dare il buon esempio di una vita cristiana: questo guardano le persone.

Auguriamo alle novizie e alle altre suore, di godere questi giorni nella valle peligna, dedicati alla conoscenza delle loro origini, e di progredire nella via della santità.

Le novizie in visita al Santuario: Francesca, Giulia, Alessia, Giulia (da sinistra a destra, dall'alto in basso)

Le novizie della Congregazione:
Francesca, Giulia, Alessia, Giulia (da sinistra a destra, dall’alto in basso)